Collaborazione con Longanesi – The Chain [ Adrian McKinty ]

69670798_1645281925608403_6287298437297733632_n.jpg

Titolo: The Chain.
Autore: Adrian McKinty.
Traduzione: A. Pezzotta.
Anno di prima pubblicazione: 2019.
Editore: Longanesi.
Pagine: 341.
Stelle: ☆☆☆/5.
Prezzo di copertina: € 19,50.

Trama:

“Mi chiamo Rachel Klein e fino a pochi minuti fa ero una madre qualunque, una donna qualunque. Ma adesso sono una vittima. Una criminale. Una rapitrice. È bastato un attimo: una telefonata, un numero occultato, poche parole. Abbiamo rapito tua figlia Kylie. Segui le istruzioni. E non spezzare la Catena, oppure tua figlia morirà. La voce di questa donna che non conosco mi dice che Kylie è sulla sua macchina, legata e imbavagliata, e per riaverla non sarà sufficiente pagare un riscatto. Non è così che funziona la Catena. Devo anche trovare un altro bambino da rapire. Come ha fatto lei, la donna con cui sto parlando: una madre disperata, come me. Ha rapito Kylie per salvare suo figlio. E se io non obbedisco agli ordini, suo figlio morirà. Ho solo ventiquattro ore di tempo per fare l’impensabile. Per fare a qualcun altro ciò che è stato fatto a me: togliermi il bene più prezioso, farmi precipitare in un abisso di angoscia, un labirinto di terrore da cui uscirò soltanto compiendo qualcosa di efferato. Io non sono così, non ho mai fatto niente di male nella mia vita. Ma non ho scelta. Se voglio salvare Kylie, devo perdere me stessa…”.

Opinione personale:

Quando un libro è così discusso, mi viene sempre la voglia di leggere perchè, anche io – come tutti gli altri – voglio provare quelle sensazioni di cui tanto parlano: la trepidazione, l’angoscia, il panico che le pagine riescono a regalare. Ma, come spesso accade, l’idea e le aspettative che mi sono fatta di quel libro, si sciolgono il tempo di giungere alla metà.

Rachel è una donna con parecchi problemi: è una madre single di una ragazzina di tredici anni, sta per mettere mano al suo vero primo lavoro e forse il cancro al seno sta per tornare. Ma i pensieri aumentano, la sovrastano, quando le arriva una chiamata. Al telefono è una donna a parlarle; una donna che non nasconde il tono tremante, disperato. Una donna che sembra avere una crisi di nervi. E questa donna le dice che ha sua figlia, che l’ha rapita e che se vuole rivederla dovrà pagare nel minor tempo possibile e rapire un altro bambino. E minacciare la famiglia che segue.
E’ questa la Catena.

Una Catena che mi sarei aspettata più paurosa; una Catena che avrebbe dovuto scatenare in me delle pessime – ma gradite – sensazioni che, invece, non ho provato.
The Chain inizia già carico di tensione: ci troviamo in una strada ed una bambina di tredici anni attende lo scuola bus, con il suo zainetto sulle spalle e il cellulare fra le mani. E quando si accorge dell’uomo accanto che, fra le mani ha, invece, una pistola, è troppo tardi. L’uomo la rapisce e da il via ad un’altro tassello della catena. Un inizio e un’angoscia che prosegue, più o meno fino a metà libro.

Per quanto la storia sia degna di nota, con argomenti tragici quanto realistici, se vogliamo, la narrazione – a parer mio – esageratamente veloce, ha fatto sì che certe parti non mostrassero la sua importanza; infatti, McKinty utilizza uno stile abbastanza serrato, veloce, privo di dettagli particolari. Probabilmente, ciò serve a non dar tregua al lettore, come se non lo volesse far respirare ne staccare delle pagine donando un racconto ricco di suspense, e devo ammettere che funziona; ma non del tutto.
Infatti, per quanto le prima pagine scivolino come l’olio, seguito da una corsa contro il tempo, azioni di dubbia moralità, dubbi e consapevolezze da parte della protagonista, si smorzano svoltando alla metà del libro. E, purtroppo, la causa di ciò – per quel che mi riguarda – è questa narrazione troppo veloce che priva il lettore dell’empatia verso la protagonista e i personaggi stessi.

Ammetto che lo avrei apprezzato molto di più se, in certi capitoli, l’attenzione fosse caduta su scene importanti, quali le reazioni sentimentali di Rachel, il rapimento dei bambini, qualcosa di più che ci raccontasse su questa fantomatica e terribile catena. Come ho detto, avrei voluto che certe scene fossero più incentrate per donare al lettore il brivido giusto. Per appunto, mi sento di consigliare The Chain ad un pubblico non abituato ad un certo genere di Thriller, a chi preferisce una lettura veloce, tachicardica ma senza perdersi in particolari dettagli; l’ideale, per altro, a chi ha intenzione di approcciarsi al genere con un libro non molto crudo, a livello fisico, ma di uno certo spessore morale.

Declaimer: ringrazio la casa editrice per l’opportunità e per l’omaggio della copia.

Recensione Libro – Ogni piccola bugia [ Alice Feeney ]

61879722_1563017513834845_4978735186263932928_n.jpg

Titolo: Ogni piccola bugia.
Autrice: Alice Feeney.
Traduzione: Patrizia Spinato.
Anno di prima pubblicazione: 2017.
Editore: Nord.
Pagine: 324.
Stelle: ☆☆☆☆,5/5.
Prezzo di copertina: € 16,90.

Trama:

Il mondo intorno a lei è fatto solo di suoni, rumori, voci. Ed è grazie a quelle voci frammentarie e confuse che Amber Reynolds capisce di aver avuto un incidente d’auto e di essere in una stanza di ospedale. In coma. Amber non ricorda nulla di quanto le è accaduto, e una domanda la perseguita da subito: com’è possibile? Io non guido quasi mai… Poi, tra quelle voci ne riconosce due, che diventeranno il suo unico contatto con l’esterno. Quelle di suo marito e di sua sorella. Ignari che Amber li possa sentire, i due discutono, litigano, rivelano dettagli e indizi. E lei si rende conto di non potersi fidare. Entrambi hanno qualcosa da nascondere. E, forse, non sono un’ancora di salvezza, bensì un pericolo vicino e insidioso. No, l’unico modo per scoprire cosa le è successo è ricostruire nella sua mente, passo dopo passo, gli eventi dell’ultima settimana, fino al momento dell’«incidente». Ma Amber ha paura. È impotente, in balia di chi le sta intorno. Come l’uomo che si accosta al suo letto la sera, quando gli altri sono andati via. E che le sussurra all’orecchio velate e inquietanti minacce… Amber deve svegliarsi, prima che sia troppo tardi. Perché anche lei ha un segreto da proteggere. Anche lei ha un piano da portare a termine.

“Ho sempre amato la caduta libera tra il sonno e la veglia, quei pochi, preziosi secondi di semi incoscienza prima di aprire gli occhi, quando ti sorprendi a credere che il sogno potrebbe essere realtà. Adesso, per un istante ancora, sto indulgiando nell’illusione autoindotta che potrei essere chiunque e ovunque, che potrei essere amata.”

Opinione personale:

Quello che all’inizio mi era apparso come un thriller psicologico abbastanza soft, già sentito e risentito, alla fine è riuscito a cambiare le carte; ha così girato la frittata che è riuscito a sorprendermi.

Amber non ricorda cosa è successo. Sa solo che è in coma, e lo sà perchè riesce a sentire, a percepire voci, odori e quant’altro, ma non riesce affatto a comunicare. Fra le labbra un aggeggio che le passa la gola, gli occhi perennemente chiusi eppure aperti a immagini che, attimo dopo attimo, le si parano davanti. Ma cosa è successo davvero? Perchè si ritrova nel letto d’ospedale, in coma? Perchè ha paura di suo marito? E chi è quella bambina senza volto, con una vestaglia rosa?

Non tutti i romanzi che cominciano in maniera piuttosto soft, verso la fine, si risollevano. Parlandoci chiaro, Ogni ultima bugia non è la rivelazione dell’anno, con una trama e un finale sicuramente già visto e sentito in tanti altri romanzi di questo genere, eppure qualcosa in lui mi ha completamente stupito, preso e infine intrappolata in questa storia “malata”. Perchè sì, parliamo di una storia “malata”, con personaggi che, a loro volta, lo sono.
Alice Feeney ci presenta una storia che crediamo di conoscere, quanto meno all’inizio: due sorelle nel presente, due amiche nel passato. Intrighi oscuri, piccoli pezzi che vengono sparsi qui e lì  e che, se all’inizio non catturano l’attenzione del lettore, lo fanno sicuramente in un secondo tempo. E, quando succede, non può che lasciare a bocca aperta. Ma, in realtà, quella storia non la conosciamo; l’autrice, per appunto, scopre le carte solo verso la fine, e se credevamo di ricevere un brutto Due di Picche dall’autrice, quest’ultima svelerà il suo Re di Cuori, finendo per sorprenderci.

Lo stile narrativo è semplice e scorrevole; attrae il lettore fin dalla prima pagina. L’autrice rilascia dei colpi di scena che non definirei costanti, ma in grado di tenere il lettore all’erta, in continua angoscia; sulla mia pelle, ho avvertito le sensazioni di Amber, il suo malessere durante il coma, la voglia di parlare ma il non poterlo fare, la voglia di reagire.

Ogni piccola bugia è un thriller psicologico adatto ad un pubblico più esteso; che ne siate amanti o meno, ve lo consiglio. Sono sicura che potrebbe affascinare anche chi, di thriller psicologici, non ne divori a quantità.

Collaborazione con Sem – Sotto i tuoi occhi [ Heide Perks ]

58796909_1533903390079591_1111421533433102336_n.jpg

Titolo: Sotto i tuoi occhi.
Autrice: Heide Perks.
Traduzione: Andrea Romanzi.
Anno di prima pubblicazione: 2019.
Editore: Sem.
Pagine: 312.
Stelle: ☆☆☆☆☆/5.
Prezzo di copertina: € 18,00.

Trama:

Dorset, Inghilterra. Harriet è una donna sposata e piuttosto sola, in cerca di lavoro. Ha un’unica amica, Charlotte, madre di tre bambini. Le due donne sono molto diverse tra loro. La prima ha una vita modesta, fatta di routine e ingabbiata in un rapporto quasi morboso con il marito. Charlotte, invece, è indipendente, gode di una migliore situazione economica, e ha avuto il coraggio di mollare il compagno. Harriet l’ammira molto, ma allo stesso tempo soffre di un complesso di inferiorità nei suoi confronti. Al centro della sua esistenza c’è soltanto sua figlia, Alice, una bambina di quattro anni, con cui ha un legame fortissimo e che non ha mai affidato a nessuno, neanche per un minuto. Decide di farlo per la prima volta in occasione di una festa all’aperto organizzata dalla scuola, perché vuole seguire un corso per trovare un impiego. Così lascia la bambina all’amica, che la accompagna al parco insieme ai suoi tre figli. Lì Charlotte si distrae per pochi secondi guardando il telefono e in quel momento Alice scompare. Come farà a dire a Harriet che la sua unica figlia è sparita sotto i suoi occhi? Harriet, devastata, smette di parlarle, ma due settimane dopo, inaspettatamente, la richiama. La realtà è più complessa di quanto appare e le due donne finiscono entrambe interrogate dalla polizia. Qualcuno sta nascondendo la verità su ciò che è accaduto alla piccola Alice. Tutti hanno dei segreti.

“Harriet si sentiva in trappola. Costretta nel proprio corpo e nella propria casa, senza sapere come poter aiutare la figlia. Una tremenda sensazione di frustrazione l’attraversò dalla testa ai piedi come un fulmine, strappandole un grido ancestrale.”

Opinione personale:

L’unico aggettivo in grado di descrivere interamente questo thriller è: angosciante.

Sotto i tuoi occhi, esordio di Heide Perks, è intenso, magnetico; tiene il lettore completamente concentrato sulle vicende che vedono protagoniste Charlotte e Harriet. Il pomeriggio della festa della scuola, Harriet lascia la figlia, Alice, con l’amica Charlotte. Nessuno può immaginare che una tranquilla festa dove i bambini possono divertirsi e le mamme parlare fra loro, si tramuti in un incubo. Alice scompare, improvvisamente. Nessuno la vede più e la scarpette che avrebbe dovuto togliere prima di salire sulla giostra di gomma, non si trovano: perchè Alice non le ha mai tolte.

Trovo che il punto forte di questo libro, siano le sensazioni. La tristezza, l’ansia, la sofferenza e il dolore si percepiscono benissimo pagina dopo pagina; al centro troviamo l’esasperazione di una madre alla quale viene sottratta la propria figlia e il tormento di una donna che si sente causa di quelle perdita. Ma non solo, perchè seppur i dubbi, le domande e le supposizioni che si allargano durante la lettura, la Perks è in grado di rivoltare del tutto la storia e shoccare improvvisamente. Benché non sia zeppo di colpi di scena, quei pochi che si vedono riescono a turbare e, allo stesso tempo, incuriosire. Il desiderio di andare avanti, ancor prima della metà, diventa una necessità: la frenesia di scoprire, arrivare alla fine, conoscere la verità. E verso la fine, la Perks non manca di donare al lettore un ritmo più calzante, pieno di azione, frenesia, adrenalina.

Heide Perks narra Sotto i tuoi occhi con uno stile semplice, scorrevole, ma molto curato, con descrizioni abbastanza vivide da farle vivere sotto gli occhi del lettore; come ho detto, comunque, il punto forte dell’autrice è quella di far percepire al lettore le sensazioni piuttosto che le immagini, e, personalmente, mi sono ritrovata a sentirle sulla mia stessa pelle.

Probabilmente dovrei sconsigliare questo libro alle mamme, specialmente quelle ansiose, eppure da una parte mi sento di consigliarlo un po’ a tutti: è un libro che mostra il carattere di una persona, cosa si è in grado di fare per amore, per la salvezza della propria famiglia, del proprio sangue. E’ un libro che va assolutamente letto.

Declaimer: Voglio ringraziare la casa editrice per avermi omaggiato la copia.

Collaborazione Sem Edizione – Addicted [ Paolo Roversi ]

51505858_1469183666551564_8794028607522471936_n.jpg

Titolo: Addicted.
Autore: Paolo Roversi.
Anno di prima pubblicazione: 2019.
Editore: Sem.
Pagine: 189.
Stelle: ☆☆,5/5.
Prezzo di copertina: € 16,00.

Trama

Rebecca Stark è una brillante psichiatra londinese che ha messo a punto un innovativo sistema per guarire la gente dalle proprie ossessioni. Il metodo Stark è così efficace che un magnate russo, Grigory Ivanov, decide di affidarle la conduzione della Sunrise, la prima di una serie di cliniche all’avanguardia, disseminate in tutto il pianeta, che aiuteranno le persone ad affrancarsi dalle loro peggiori addiction. Viene così lanciata una campagna pubblicitaria a livello mondiale. Il primo centro apre in Italia, in Puglia, all’interno di un’antica masseria ristrutturata, circondata da campi e ulivi. Un posto perfetto per accogliere i pazienti che, come parte integrante della cura, dovranno lavorare, cucinare e dedicarsi alle pulizie. Vivranno, insomma, come una piccola comunità isolata. Fra le centinaia di richieste che arrivano vengono selezionati sette candidati da diversi Paesi: Lena Weber, ossessionata dalla perfezione fisica; Jian Chow, web designer e hacker voyeur; Rosa Bernasconi, una ragazza tecno dipendente; Claudio Carrara, giocatore d’azzardo compulsivo; Julie Arnaud, manager ninfomane; Tim Parker, trader cocainomane; e, infine, Jessica De Groot, autolesionista. All’inizio della terapia tutto sembra girare nel migliore dei modi ma, ben presto, alcuni pazienti scompaiono misteriosamente. Complice una pioggia torrenziale che tiene segregati gli ospiti, impedendogli la fuga e ogni contatto con l’esterno, comincia da quel momento un macabro gioco al massacro.

“La neve smise di cadere all’improvviso. Solo allora il poliziotto si rese conto del grande e pietoso silenzio che li circondava. Davanti ai suoi occhi si apriva una piccola radura delimitata dal fitto della foresta, un cerchio perfetto in mezzo agli abeti. Al centro della scena, quella inquietante pozza di sangue.
La guida accese le fotoelettriche che portava nello zaino: fu allora che Fischer vide l’orrore che non avrebbe più scordato per il resto dei suoi giorni…”

Opinione Personale

Addicted è uno di quei romanzi thriller con un ottimo potenziale decisamente mal sfruttato. Una storia ed una trama che attrae decisamente il lettore, ma che non si rivela essere all’altezza delle aspettative (quanto meno per quel che mi riguarda).

Come si evince dalla trama posta sopra, Addicted racconta di un gruppo fra uomini e donne, chiusi in una clinica con l’unico intento di guarire dalle proprie ossessioni, dalle loro addiction, come vengono ripetutamente chiamate nel libro, ovviamente guidati dalla dottoressa Rebecca Stark che ha ideato il suo metodo, finché non accade qualcosa di terribile: i pazienti cominciano a sparire per poi essere trovati morti. E l’assassino, ovviamente, è chiuso nella clinica esattamente come le vittime. Chi sarà mai?

Ebbene, leggendo la trama così avvincente, non potevo che avere delle aspettative alte che, ahimè, hanno finito per rimanere un po’ in aspettativa.

Lo stile dello scrittore è abbastanza semplice e leggero, ma anche abbastanza scorrevole, pregio che mi ha permesso di leggerlo senza alcun problema; ho trovato però che il romanzo fosse diviso in due parti: la prima parte, dalla prima pagina alla 130, Roversi immerge il lettore all’interno della clinica, ci permettere di conoscere i personaggi, le loro abitudini e i loro caratteri, così come i fa comprendere la dinamica del metodo Stark, facendo si che le scene per quanto ovviamente utili alla comprensione di chi abbiamo attorno, le scene siano un po’ troppo lente ; dalla pagina 131 arriva la seconda parte, quella dell’azione. Un azione che si svolge abbastanza frettolosamente e tutto ciò che attendevo dal libro – quindi, l’azione – arriva ad una sessantina di pagine dal finale.

Di suo c’è che il finale non è scontato come lo si possa pensare, e quando è cominciato l’azione, seppur, come ho già detto, abbastanza sbrigativa la frenesia ha cominciato a scorrermi nelle vene alla ricerca dell’assassino, rivelandosi qualcuno – e rivelando anche qualcosa – che si, è possibile sospettarlo, ma non è proprio del tutto scontato.

Mi dispiace veramente tanto, perchè se fosse stato più equilibrato e probabilmente anche più descrittivo nella seconda parte e meno nella prima, sarebbe stato un ottimo thriller. Resta, comunque, un buon thriller che tendo più a consigliare non tanto a chi ama i thriller ricchi di suspense e ansia, ma a chi vuole provare qualcosa di nuovo dal genere che più preferisce.

Declaimer: il libro mi è stato gentilmente omaggiato dalla casa editrice che ringrazio tantissimo!