Collaborazione con La Corte Editore – L’estate che cambiò tutto [ Beth Lewis ]

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Titolo: L'estate che cambiò tutto.
Autrice: Beth Lewis.
Traduzione: F. Ghirardi.
Anno di prima pubblicazione: 2019.
Editore: La Corte.
Pagine: 412.
Stelle: ☆☆,5/5.
Prezzo di copertina: € 18,90.

Trama:

Tutto iniziò quando trovarono il corpo. Era l’estate torrida del 1971 e da quel momento niente sarebbe stato più lo stesso. John, Jenny, Rudy e Gloria vivono a Larson, una piccola cittadina del Midwest, dove i ragazzi poco più grandi di loro stanno partendo per il Vietnam e dove tutto sembra immobile. Sognano di fuggire lontano aggrappandosi alla loro amicizia, ma un pomeriggio si imbattono nel cadavere di una giovane donna. È chiaro che si tratti di un omicidio ma a nessuno sembra importare. I quattro amici cominciano a indagare e a scavare sempre più in profondità, scoprendo verità che mai avrebbero voluto immaginare. Paranoia e violenza iniziano a prendere il sopravvento. Mentre la madre di John e Jenny sembra perdere sempre più il controllo sotto l’effetto del whisky, il padre di Rudy non lesina atti di vero terrorismo nei confronti del figlio e dei suoi amici che stanno facendo troppe domande. Le estati si susseguono, e insieme al caldo implacabile, una profonda oscurità avvolge Larson e i quattro ragazzi impareranno che, a volte, i segreti è meglio che rimangano sepolti.

Gloria usò il suo bastone per indicare. Era appena fuori portata, una cosa fra le radici. Ma non era una cosa. Più mi avvicinavo e più me ne rendevo conto. Rudy smise di correre. Anche lui l’aveva vista. Il volto di Gloria era pallido, tetro. Rudy si girò verso di me con uno sguardo severo che diceva: tieni lontana Jenny. Non era reale, non poteva esserlo, non lì. La pelle era grigia e i capelli biondi erano come quelli di Rudy. Era gonfia ma non irriconoscibile. Il bastone di Gloria lasciò dei segni sulla pelle.
Era una ragazza ed era morta.

Opinione personale:

Devo ammetterlo, mi aspettavo molto di più da L’estate che cambiò tutto. Thriller che da un impatto straordinario all’inizio, ma che si estende in una narrazione lenta, prolissa, e che alla fine tende ad appesantire la lettura.

Tutto comincia con il ritrovamento di un cadavere. Si tratta di una donna, una ragazza sui diciasette anni che John, Jenny, Gloria e Rudy trovano nel lago al limitare del loro Nido. Fra dubbi e incertezze se dirlo alla polizia, alla fine finiscono incastrati in un caso dalle molteplici domande.

Come ho detto, L’estate che cambiò tutto, comincia bene.
Comincia molto bene, con un incipit che illumina la curiosità del lettore e che annuncia un romanzo ricco di colpi di scena. Ma aimè, andando avanti, mi rendo conto di non aver trovato nulla di tutto ciò: la suspense, i colpi di scena che atterrano, angoscia, il mistero. Non mi sento di aver ricevuto alcun impatto durante la lettura se non quando, sporadicamente, l’autrice ha piantato qualche seme d’ansia durante la sua narrazione.
Ecco, a parer mio, a danneggiare – se così posso dire – la trama è stato lo stile di narrazione. Lo stile della Lewis è incantevole, non c’è che dire; riesce a creare immagini che il lettore potrà riuscire a vederle davanti ai suoi occhi senza alcuna difficoltà. Dal canto suo, però, se da una parte ci lascia vivere attraverso la scrittura, dall’altra trovo che abbia una narrazione piuttosto lenta, prolissa, lunga che, andando avanti, finisce per rallentare la lettura, tanto da perdersi in alcuni punti senza comprendere dove, l’autrice, voglia arrivare. E questo rallentamento fa sì che il brivido provato nelle prime righe per il ritrovamento del cadavere e quant’altro di cui non faccio spoiler, si smorzi immediatamente; la lettura, quindi, diventa complicata e a conti fatti, ciò che porta alla conclusione, è la curiosità.

L’estate che cambiò tutto, al quale non mancano le caratteristiche che avrebbe potuto dar via ad un romanzo davvero “super“, per restare giovani – partendo dai protagonisti inusuali che sono i ragazzini, e il mistero che aleggiava in questa città – resta un thriller sicuramente d’intrattenimento che non mi sento di consigliare a chi ama il genere thriller d’impatto, quelli che scorrono più velocemente, con colpi di scena no-stop; piuttosto, lo consiglio vivamente a chi ama la narrativa con quel tocco di mistero che non dispiace, nemmeno nel genere narrativo.

Declaimer: voglio ringraziare la casa editrice che, ancora una volta, mi omaggia di una copia del suo catalogo.

– Veronica.

Collaborazione con La Corte Editore – Quel che resta del peccato [ Matthias Graziani ]

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Titolo: Quel che resta del peccato.
Autore: Matthias Graziani.
Anno di prima pubblicazione: 2015 - stampato nel 2018.
Editore: La Corte Editore.
Genere: Thriller.
Pagine: 268.
Stelle: ☆☆☆/5.
Prezzo di copertina: € 16,90.

Trama: Kurt è un ex poliziotto mezzo italiano e mezzo tedesco che non sa darsi un contegno: frequenta i luoghi peggio raccomandabili, beve troppo, agisce contro le regole e reagisce senza pensare. Il tempo di arrivare a Bolzano e, durante la notte del Sacro Cuore, nei boschi fuori città, un uomo e una donna vengono trovati morti. Sono stati assassinati in modo bestiale, e Kurt viene assegnato come investigatore alla Squadra mobile della Polizia. Insieme alla nuova partner Vanessa, bella e sfacciata, toccherà a lui mettersi sulle tracce del killer. La stampa ha già soprannominato l’omicida Schäferhund: il Pastore Tedesco. Ma quando Kurt si risveglia in una vasca da bagno con una ferita chirurgica alla schiena, ecco che inizia un orrore inimmaginabile. E nel frattempo, Bolzano viene travolta da una guerra tra bande di motociclisti: un biker è stato ucciso e ora i suoi compagni cercano vendetta. Nel mezzo di questa apocalisse sull’asfalto, il Pastore Tedesco torna a colpire. Kurt dovrà restare lucido. Anche se, tra incubi e indagini, è arrivato il momento per lui di affrontare il passato. Prima che il passato lo annienti.

“C’è sempre qualcosa di stregato e di malvagio in una scena del crimine. E’ come un’epidemia: tutto quello che ti sta attorno, lentamente, viene contagiato. Un perimetro in cui la malvagità sfuma, dissolvendosi nella normalità. Ed è su quel confine che si trova la memoria del killer, la fonte del suo piacere.”

Opinione Personale: Quel che resta del peccato, di Matthias Graziani, è un thriller abbastanza sanguinolento che, però, purtroppo, non è riuscito a suscitarmi quel che solitamente apprezzo nei thriller. Ma andiamo per gradi:
Matthias Graziani ha scritto un romanzo un buon romanzo che, però aveva tutti i connotati per essere davvero ottimo, se non fosse stato per dei particolari che mi sono risultati forse eccessive. Cominciando dal personaggio principale, Kurt, un ex poliziotto abbastanza inusuale e che ho amato all’inizio, per la sua lingua biforcuta e la risposta – o battuta – sempre pronta ad atterrare il nemico, ma che, andando avanti con la lettura, mi è parso fittizio a causa di certe esagerazioni.
Lo stile di scrittura di Graziani è abbastanza fluido e le vicende scivolano dinanzi agli occhi, ma a tal proposito, voglio dire che forse scivolano anche troppo velocemente. Mi è parso che vi sia stato davvero poca descrizioni degli eventi, e che gli stessi siano stati proseguiti veramente troppo velocemente senza darmi la possibilità di affezionarmi a qualcuno dei personaggi. Avrei apprezzato davvero che fra Kurt e Vanessa vi fosse qualcosa di più, ma che succedesse in progressione agli eventi, facendoceli conoscere meglio, o conoscere meglio l’amicizia fra Battista e Kurt.
Mi spiace dirlo e spero che lo scrittore non me ne abbia, ma, personalmente, leggendolo non ho sentito quel brivido di piacere che solitamente percepisco durante un thriller, nello scoprire il vero colpevole, la sofferenza per la morte di un personaggio importante.
E seppur le note negative che ho appena esposto, che però non vogliono in alcun modo essere offensive, posso dire che lo stile fluido dello scrittore mi ha permesso di leggere il libro senza alcuna difficoltà ed anche abbastanza velocemente, per cui lo consiglierei ad un pubblico che sta cominciando ad apprezzare i thriller.

Voi lo avete letto? Mi piacerebbe sapere la vostra opinione!
Veronica (PiccoliMomentidiEcstacy)

Libro – Il Buio Dentro [ Antonio Lanzetta ]

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Titolo: Il Buio Dentro.
Autore: Antonio Lanzetta.
Anno di prima pubblicazione: 2016.
Editore: La Corte Editore.
Genere: Thriller.
Pagine: 248.
Stelle: ☆☆☆☆☆/5
Prezzo di copertina: € 16,00.

Trama: Succede esattamente come trent’anni prima, anzi, specificamente, trentuno. Una ragazza viene trovata morta, le braccia sollevate e incatenate con del filo spinato, il corpo sospeso, scende dal salice e la testa, staccata dal corpo, viene trovata ai piedi dello stesso albero. Damiano – chiamato lo Sciacallo – ha quasi un dejavù quando De Vivo lo porta nel luogo del delitto. La sua amica Claudia, colei che trentuno anni prima scompare e viene trovata esattamente in quel modo, con il corpo pendente e decapitata. Chi è il killer di tale oscenità? Chi addesca ragazzine minorenni e le riduce a quel modo? Le tortura per poi ucciderle barbaramente. Damiano è deciso, questa volta: vuole catturare il killer, desidera vendetta per la morte della sua amica Claudia.

“Stampò le fotografie e le dispose sulla scrivania come pezzi di un puzzle. Cercò di dare un ordine a quella follia. Chi aveva ucciso Elina amava il controllo, ne traeva piacere. Onnipotenza, sentirsi come un dio. Un dio infame alla ricerca di una gratificazione effimera. Chi aveva fatto questo scempio era esperto, un perfezionista, e chissà per quanto tempo aveva nutrino quella fantasia, trascorrendo notti insonni a fissare il vuoto. Tenuto sveglio dal bisogno vitale di uccidere ancora.”

Opinione personale: Antonio Lanzetta ci porta, con Il Buio Dentro, nel sud Italia, fra i boschi del Salerno, in un paesino chiamato Castellaccio, dove le persone si conoscono quasi tutte, dove il nonno di Flavio, chiamato Don Mimì, è il “protettore” a cui chiedere aiuto, se ve ne è bisogno, dove lo steso Flavio appare un estraneo essendo Torinese e dove i segreti tacciono, quanto meno per trent’anni, quando finalmente Damiano Valente riesce a dar voce.

Il romanzo viene diviso in due parti, fra passato – 1985 – e presente – trentuno anni dopo – e con personaggi diversi. Protagonista dell’85 è quasi sempre Flavio, il ragazzo torinese orfano di madre ed abbandonato dal padre che è costretto a trasferirsi dal nonno, in quanto unico parente in vita; ma possiamo anche leggere delle vicende dei ragazzi, di un giovane Damiano alle prese con la corsa, un giovane Stefano un po’ egoista ed egocentrico e una giovane Claudia. Nel presente, invece, la narrazione ha come principale protagonista – per la maggior parte dei capitoli – lo stesso Damiano Valenti, chiamato Sciacallo, che sicuramente ha passato la quarantina, il quale unico scopo è trovare l’assassino, ma non solo, perchè ci troviamo di fronte ad altri personaggi, come lo stesso Stefano, Flavio e dinanzi, anche, all’antagonista.

La scrittura di Lanzetta è semplice eppure ricca di particolari, scorrevole che leggerlo è proprio un piacere per gli occhi e per i propri sensi. I personaggi sono caratterizzati così bene – ai quali è impossibile non affezionarsi e non immaginarli sia da piccoli che da adulti, osservandone le loro differenze – e i minimi movimenti descritti così perfettamente che mi è quasi sembrato di avere le immagini dinanzi, come guardarli attraverso uno schermo mentale.

Lo scrittore, quindi, ci trascina in questo paesino tramite un thriller che definirei mistico, con delle caratteristiche del tutto diverse dai thriller fin ora letti. E per accennare all’antagonista, devo ammettere che è stata una sorpresa proprio sul finale. E’ anche giusto dire che i personaggi sono pochi, quindi farsi un idea, o comunque fare un due più due e cercare di indovinare chi sia l’assassino, non è un impresa piuttosto complicata, eppure l’ho trovata comunque una sorpresa, e son rimasta incredula di fronte l’inevitabile realtà dei fatti.

Come ho detto, leggere Il Buio Dentro è stato un vero piacere proprio a livello d’animo. Leggere un thriller fatto bene, al giorno d’oggi, non è nemmeno semplice – benché ce ne siano di fatti bene, ma ce ne stanno anche di fatti male – e ritengo che questo di Antonio Lanzetta sia uno di quelli che, chiudendoli, restano dentro il cuore, così come restano i personaggi descritti, l’aurea oscura che mi ha invaso mentre scorrevo le parole con gli occhi.

Beh, se lo consiglio? Ovviamente si. E non lo consiglio solo a chi ama i thriller, ma anche chi ha voglia di staccarsi dal genere preferito – che sia classico, romance, fantasy – perchè, come detto, non è il solito Thriller da psyco killer, ma un romanzo capace di trasportare completamente.