Titolo: Io uccido. Autore: Giorgio Faletti. Anno di prima pubblicazione: 2005. Editore: Dalai Editore. Pagine: 679. Stelle: ☆☆☆,5/5. Prezzo di copertina: € 11,90
Trama:
Un DJ di radio Monte Carlo riceve, durante la sua trasmissione notturna, una telefonata delirante. Uno sconosciuto rivela di essere un assassino. Il caso viene archiviato come uno scherzo di pessimo gusto. Il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua compagna vengono trovati orrendamente mutilati. Da questo momento ha inizio una serie di delitti, preceduti ogni volta da una telefonata con un indizio sulla prossima vittima e sottolineati da una scritta tracciata con il sangue: «io uccido». Non c’è mai stato un serial killer nel Principato di Monaco. Adesso c’è. Il romanzo d’esordio nel thriller del comico italiano.
“« Anche in questo siamo uguali. L’unica cosa che ci fa differenti è che tu, quando hai finito di parlare con loro, hai la possibilità di sentirti stanco. Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia. Io no. Io di notte non posso dormire, perchè il mio male non si riposa mai.»
« E allora tu cosa fai, di notte, per curare il tuo male? »
« Io uccido… »”
Opinione personale:
Salve lettori,
Io uccido di Giorgio Faletti è stata una lettura condivisa assieme a Marcella, una bookgrammer – di cui vi invito a spulciare i suoi profili (instagram e
blog ) – appassionata di thriller, come me.
La particolarità di questa condivisione sta nel fatto che, per entrambe, Io uccido è stato il primo thriller letto. Nel mio caso, lessi questo libro almeno una decina di anni addietro e ad oggi ho un parere che non è del tutto uguale rispetto a quello che pensai anni fa, ma piuttosto simile.
Parliamone:
Ci troviamo, prima di tutto, in una cittadina dove vengono ambientati decisamente pochi thriller, se non nessuno. Siamo a Montecarlo, la città dell’estetica della sicurezza, piena di turisti, di mare, di uscite e divertimento. Ma pare non sempre. Succede velocemente, quasi i poliziotti del luogo ne sono impreparati. Lo è Nicolas Hulot, il commissario che seguirà il caso assieme al suo amico Frank: qualcuno che non lascia tracce, ha ucciso un uomo e una donna dentro una barca, e a quell’uomo e a quella donna, mancano i volti. E ad attribuire ancora più gelo alla vicenda, c’è quella voce. Quella voce alla radio che chiama, che sparge canzoni, prima di ammettere quello che fa. Io uccido…
Nelle quasi settecento pagine ci ritroviamo alla caccia di un uomo che impariamo a conoscere, e la genialità di questo libro sta nel fatto che, inconsapevolmente, ci siamo anche affezionati all’uomo che poi si svelerà essere l’assassino, di cui non conosciamo l’identità se non ad appena un centinaio di pagine prima della fine. Le vicende poliziesche fanno si che il lettore si trovi parte integrante del racconto; ci si ritrova a “giocare” al detective, a cercare di scoprire più cose possibili per trovare l’autore di quegli orrendi delitti. Delitti eseguiti da un uomo che apprezzeremo anche, quanto meno nella sua parte psicologica.
Ho adorato i capitoli dedicati a quest’uomo, che ne descrivono la sua psicosi, che ne descrivono il suo ingegno, la sua ira, eppure i suoi sentimenti. Perchè l’assassino, in realtà, è un uomo e Giorgio Faletti ce lo dimostra in tutti i suoi capitoli. Ho apprezzato molto, come ho detto sopra, la parte poliziesca; i dati forniti, le scoperte, gli intrecci e il puzzle che alla fine è riuscito a comporre sotto i miei occhi. Ho apprezzato tantissimo le descrizioni, le scene d’azione, i colpi di scena che mi hanno meravigliata e sconvolta allo stesso tempo.
Ma, se da una parte sono rimasta del tutto estasiata da questo thriller poliziesco, dall’altra devo ammettere che mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Ho trovato decisamente fuori luogo e privi di un importanza narrativa l’introduzione di alcuni personaggi e alcune scene che, probabilmente, avrebbero fatto meglio a non esserci. Sono del parere che le classiche scene d’amore siano anche belle quanto accettabili se studiate bene, ma non tollero molto quando queste stesse scene sembrino essere messe li solo per dare un tocco di rosa alla vicenda. Per quanto la storia strutturata sia geniale, e questo lo dirò sempre, probabilmente avrei assaporato molto più se al centro dell’attenzione ci fosse solo ed esclusivamente “Nessuno”, senza la presentazioni di altri personaggi e guai che hanno solo allungato il brodo.
Tralasciando questi piccoli punti superabili durante la lettura, ritengo che Io Uccido sia uno di quei thriller capaci di tenere incollati il lettori dall’inizio alla fine; uno di quei thriller che probabilmente terrorizzano, all’inizio, nel guardare la grandezza del tomo, ma con uno stile così fluido, particolare, così ricco di descrizioni da far si che il lettore posso vedere dinanzi gli occhi le scene. Essendo di grande consistenza e pieno di intrighi, mi sento di consigliarlo solo agli amanti di gialli e thriller.