Wrap Up Agosto 2018

 

Il mese di agosto, comunque, non è stato deludente. Ho letto libro su cui non avevo alcuna aspettativa e che mi hanno lasciato sorpresa, e libri che, al contrario, pensavo fossero da cinque e si sono rivelati da due. Ma ho letto nove libri e sono abbastanza soddisfatta di queste letture!

9788820055905_0_0_1551_75.jpg1 – Storia di una ladra di libri, di Markus Zusak, narra di Liesiel, una ragazzina che, in tempo di guerra – parliamo del 1939 – viene data in affidamento ad una famiglia tedesca, ma ancora prima vede il fratellino morire fra le braccia della vera madre. La sua passione sono i libri, ed anche se inizialmente non sa decifrare le lettere e dare loro un suono che abbia un significato, la ladra di libri li salva da ogni pericolo. Storia di una ladra di libri è uno dei libri più particolari che abbia letto. In primis, la voce narrante è la vera protagonista della guerra – della seconda, come della prima e di quelle più presenti – ovvero, la Morte. Secondo poi, Zusak è riuscito ad emozionarmi tantissimo con questa storia e con il suo modo di scrittura scorrevole ma che rimane impresso nella mente.
Non posso che donare a questo libro il massimo: cinque su cinque.

amabili-resti-sebold.jpg2 – Amabili resti, di Alice Sebold. Anche qui mi ritrovo a dover dare il massimo, cinque su cinque. Susie, appena quattordicenne, d’improvviso scompare. Sarebbe dovuta tornare a casa dopo la scuola, invece non ha messo piede dentro l’appartamento. Ma i suoi genitori, così come tutto il vicinato, non hanno idea della drammatica fine che ha fatto la ragazzina, ed è proprio lei a raccontarlo in prima persona. Lo spirito di Susie che sta accanto alle persone che ha amato, con cui è cresciuta e che l’hanno cresciuta, e che adesso lei sta vedendo crescere mentre lei, da morta, non può che restare a guardare mentre il suo assassino continua a molestare e ad uccidere altre ragazze come lei.
Un libro che mi ha toccata profondamente, trattando argomenti anche piuttosto reali.

40a6603416f143fe893c9b2d735bde9770442p-I4L7HU6S.jpg3 – The Sinner, di Petra Hammesfehr. Qui parliamo di un thriller che mi ha stupito dall’inizio alla fine, con colpi di scena che non mi aspettavo. Cora, ventiquattro anni, è una moglie ed una madre che lavora per il suocero in un agenzia di famiglia. Un giorno qualcosa le scatta nel cervello quando il marito, quel venerdi, comincia a “provocarla”. Quasi gli spezza il collo, e da questo evento decide di farla finita. Ma al lago, dove pensa di potersi affogare, succede l’incredibile. Cora uccide un uomo a coltellate. Un uomo che non conosce.
Il libro procede lentamente, ma ogni attimo è fondamentalmente importante per comprendere la storia, per rispondere alle domande a cui si proverà a dare una risposta, ma sarà errata (io vi ho avvertiti). Un libro che, per quanto lungo, è impossibile da leggere lentamente.
Anche qui, mi sento di dare il massimo. Cinque su cinque!

9788863807639_questa_volta_tocca_a_te.jpg4 – Questa volta tocca a te, di M. J. Arlidge. Una ragazza ed un ragazzo vengono catturati dopo un concerto e sistemati in una stanza senza cibo, acqua e aria pura. Accanto a loro semplicemente un cellulare ed una pistola. Un messaggio: se vuoi vivere, uccidi. L’intento è questo: uno dei due si salverà se avrà il coraggio di uccidere l’altro. E’ grazie alla ragazza, Amy, che il commissario Helen Grace viene a conoscenza di questo killer che non si sporca le mani, ma la coscienza, con delle anime che mette l’uno contro l’altro. Ma il peggio arriva quando Helen si accorge che le vittime non sono casuali, ma legate al commissario.
Qui abbiamo una storia davvero avvincente, cruda e con colpi di scena che fanno venire voglia di non staccarsi più dal libro. L’ho apprezzato con grandissimo piacere.
Quattro su cinque.

9788842930068_0_0_0_75.jpg5 – La moglie imperfetta, di B. A. Paris. Come detto, avevo già letto il primo libro di questa autrice, e seppur non sia esattamente bello come il primo, anche qui abbiamo una storia ricca di ansia, di dubbi e paranoie. Cass Anderson è una donna sulla trentina. Tutto è perfetto nella sua vita: marito perfetto, migliore amica perfetta, lavoro perfetto. Vita perfetta. Finchè qualcosa non la scolvolge. Sta tornando a casa, la pioggia batte sul parabrezza e decide di deviare lungo una scorciatoia, prendendo per il bosco. Non si aspetta di vedere una macchina ferma, con una donna dentro che sembra attendere qualcosa. Non si ferma, va avanti. L’indomani, però, viene a sapere che quella donna e morta, ma non solo. Che quella donna era la sua nuova amica, Jane. Lo stress diventa qualcosa di grande ed incontrollabile, ma c’è ancora qualcosa che la scolvolge. Cass Anderson dimentica. Dimentica di portare la borsa, dimentica del regalo di una sua amica, dimentica soldi, dimentica persino di aver firmato un contratto per l’allarme di casa. Ma non ha idea di cosa le stia succedendo.
Ha un meritatissimo quattro su cinque.

9788804677147_0_0_1558_75.jpg6 – Tredici, di Jay Asher. Conoscendo già la trama grazie alla serie tv, non è stato difficile leggerlo. Hannah Baker decide di suicidarsi, ma prima di mettere un punto alla sua vita, decide di elencarne tredici, di punti. I punti relativi al suo suicidio. Tredici punti per tredici persone.
Do un tre e mezzo su cinque per questo libro, in quanto diciamo che manca di descrizioni più amplie, ma se devo ammetterlo, l’ho trovato più coinvolgente rispetto alla serie.

9788856622218_0_0_806_75.jpg7 – Non tornerai mai più, di Hans Koppel. Ylva sta tornando a casa, con le cuffie alle orecchie, quando una donna al volante la ferma. La riconosce, le chiede come sta e dove abita, e quando Ylva rivela il suo indirizzo, la donna – ed il marito dietro – insiste affinchè salga in auto e che accetti il passaggio. Ylva è scostante, ma accetta. Improvvisamente viene colta dal dubbio che, forse, non sia stata una buona idea, ma lo saprà per certo quando non si ritroverà a casa sua, piuttosto chiusa in una cantina ad osservare da un televisore la sua vecchia vita: la porta di casa sua, suo marito che esce e sua figlia che cerca la mamma.
Un thriller crudo dove il punto fondamentale è la vendetta. Non mi è dispiaciuto, ma non l’ho apprezzato come avrei pensato. Per questo do un tre su cinque.

9788809849204_0_0_300_758 – Anonimo, di Ursula Poznanski e Arno Strobel. Qui ammetto che c’è stata una grandissima delusione. Avevo aspettative altissime, eppure mi sono ritrovata con un libro in mano pieno di pagine, con una storia che avrebbe potuto essere veramente avvincente, eppure che non è riuscito a lasciarmi nulla. Ho trovato evidente che il libro fosse stato scritto a due testa – o a quattro mani – in quanto ho trovato differente il metodo di scrittura. In ogni caso, la storia tecnologia in cui un serial killer fa un forum dove fa dei sondaggi, e alla fine decide di uccidere il vincitore, mi è sembrata davvero “figa”. Se fosse stata scritta meglio, se la storia fosse stata esposta meglio, probabilmente sarebbe diventato fra i miei preferiti.
Mi sento di dare un due su cinque, votando più l’idea che il libro in se.

71Gw5PlHkiL.jpg9 – La strada, di Corman McCarthy. Un racconto sconvolgente, di un padre ed un figlio alle prese con un mondo che non è come lo conosciamo noi. Un mondo ormai finito, perso, dove la vita è ormai andata a farsi benedire. Eppure, se devo ammetterlo, non mi è entrato dentro. Anche qui avevo delle grandi aspettative, pensavo di emozionarmi altamente, ma non ho apprezzato moltissimo il modo di scrittura dell’autore, in cui il discorso diretto era mischiato con l’indiretto.
Anche qui mi sento di dare un due su cinque.

 

Avete letto qualcuno di questi libri? Siete in disaccordo con qualche mia idea? Fatemelo sapere!

Libro – La strada [ Corman McCarthy ]

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Titolo: La Strada.
Autore: Corman McCarthy.
Traduttrice: Martina Testa.
Anno prima pubblicazione: 2006.
Editore: Enaudi.
Genere: Narrativa; Apocalittica.
Pagine: 218.

Trama: Un uomo ed un bambino. E poi il nulla, accompagnato dalla speranza della sopravvivenza, un cammino infinito alla ricerca del sud, del calore, di vita, di cibo, di un tetto sopra la testa. Ma, attorno a loro, il nulla. Il mondo sembra essere diventato cupo, vuoto. Eppure loro continuano a camminare, e camminano assieme affrontando il gelo.

Opinione personale:

Cercò di pensare a qualcosa da dire, ma non gli venne in mente nulla. Aveva già provato quella sensazione, qualcosa che andava oltre l’intorpidimento e la disperazione sorda. Il mondo che si riduceva a un nocciolo duro di entità analizzabili. I nomi delle cose che seguivano lentamente le cose stesse nell’oblio. I colori. I nomi degli uccelli. Le cose da mangiare. E infine i nomi di ciò in cui credeva. Più fragili di quanto avesse mai pensato. Quanto di tutto questo era scomparso? Il sacro idioma privato dei suoi referenti quindi della sua realtà. Ripiegato su se stesso come un essere che cerca di preservare il calore. Prima di chiudere gli occhi per sempre.

La strada, appunto, racconta di un mondo andato in rovina in cui gli animali sembrano essersi estinti, gli uomini sono più morti che vivi ed i vivi, ovviamente, rappresentano un pericolo, in quanto è più facile che siano armati e che preferirebbero ammazzare un “fratello” piuttosto che morire di fame. Una civiltà portata al nulla, ed in mezzo questo Uomo e questo Bambino di cui McCarthy non ne fa nome, che continuano a viaggiare. Con loro, una pistola con due colpi e quel che è necessario per vivere.
Devo ammettere, però, che mi aspettavo qualcosa di più di questo libro. Molto di più. Forse mi aspettavo un viaggio più dettagliato, un analisi più profonda di quello che è l’uomo in questi casi. L’analisi c’è stata, vorrei chiarirlo, ma forse avre preferita che fosse più incentrata. Detto ciò, però, è impossibile non notare i messaggi particolari che McCarthy ha voluto donarci. E parliamo di una speranza di vita che, piano piano, lentamente, diventa consapevolezza di tutt’altra cosa; della vera insofferenza e tristezza di un uomo che guarda il proprio figlio lavarsi con l’acqua gelida, piangere, mangiare così poco da sembrare un bambino del terzo mondo, bere quanto basta per non restare a secco. C’è tanta disperazione dentro questo libro. Tanta desolazione, in un mondo dove non c’è niente. Solo silenzio. Solo un Uomo ed un Bambino e che possono fidarsi solo l’un dell’altro.

Ti posso dire una cosa?
Si, certo che puoi.
Tu cosa faresti se io morissi?
Se tu morissi vorrei morire anche io.
Per poter stare con me?
Si. Per poter stare con te.
Ok.

Una cosa che, però, mi ha fatto storcere il naso e che, ammetto, non è proprio piaciuta, sono i dialoghi che non vengono ripresi dalle virgoletti, piuttosto si mescolano con il discorso indiretto. Diciamo che forse siamo “abituati male”, ma il discorso diretto, a parer mio, deve essere incentrato, reso visibile, dalle virgolette, che siano quelle a punta o quelle sollevate, poco importa.
Anche nel finale, sinceramente, mi sarei aspettata qualcosa di più. L’ho trovato quasi scontato, tanto da non essermi sentita emozionata o, per meglio dire, sconvolta dal finale. Una parte di me se lo aspettava pienamente, e terminato il libro non ho sentito alcun vuoto interiore, non ho sentito proprio nulla.
Deduco, quindi, che per quanto la storia in sè fosse una bella idea, di spiegare come sarebbe il mondo e gli essere umani se tutto si perdesse nel nulla, non mi abbia portato a “sentire” qualcosa dentro. Speravo, davvero, che vi fosse una trama più contorta, che spiegasse come mai, improvvisamente, il mondo s’è trovato in questa situazione, com’erano gli altri essere umani e, magari, accennare alle cose piccole ma belle della vita. Ma forse il concetto è proprio questo: noi umani vogliamo vedere le cose belle anche quando sono brutte. Magari McCarthy ha voluto distorcere questo pensiero?

Nevica, disse il bambino. Guardò il cielo. Un unico fiocco grifio che planava leggere. Lo prese in mano e lo guardò disfarsi come se fosse l’ultima ostia della cristianità.

Voi, invece, cosa ne avete pensato?
Fatemi sapere nei commenti!